Comunità energetiche. L’energia condivisa

Comunità energetiche. L’energia condivisa

Con l’entrata in vigore dal 15 dicembre del decreto legislativo n°199 del 8/9/21, che recepisce la direttiva europea sulla promozione delle energie rinnovabili e incentiva le comunità energetiche (C.E.R.), ogni cittadino potrà autoconsumare l’energia prodotta da impianti rinnovabili “condivisi”: il fotovoltaico condominiale, per esempio, potrà essere al servizio dei singoli condòmini.


La produzione di energia da fonti rinnovabili come il fotovoltaico non è programmabile e raggiunge il suo massimo vantaggio, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale, quando l’energia generata è utilizzata immediatamente sul luogo di produzione, oppure consumata “in differita” grazie all’utilizzo di batterie di accumulo.
Nello sviluppo delle comunità energetiche, infatti, un ruolo chiave spetterà proprio ai sistemi di accumulo, all’elettrificazione diffusa (anche relativa ai veicoli elettrici) e ai sistemi HEMS (Home Energy Management Systems) che renderanno possibile lo sfruttamento ottimale degli impianti nelle ore di massima produzione e la gestione corretta della carica-scarica delle batterie, sempre con lo scopo di massimizzare l’autoconsumo.

Le Comunità energetiche rinnovabili sono soggetti giuridici di cui possono far parte, come “azionisti” o “membri”, persone fisiche, piccole e medie imprese, autorità o enti locali. Grazie a queste figure e ai gruppi di autoconsumatori collettivi (gruppi di utenti dello stesso condominio o edificio che producono energia rinnovabile per il proprio consumo), anche chi non può installare un impianto fotovoltaico presso la propria abitazione può beneficiare di un autoconsumo che possiamo definire “virtuale”: questo avviene grazie al fatto che sono presenti due POD (Point of Delivery, ossia il luogo dove viene distribuito il servizio) a valle della produzione e del consumo di energia, uno relativo al referente dell’impianto e un altro virtuale, corrispondente alla somma dei consumi dei POD di tutti gli aderenti.

Tra le novità principali di questo decreto legislativo c’è sicuramente l’aumento del perimetro per le CER, che passa dalla cabina secondaria a quella primaria.
Questa novità permette sostanzialmente alle comunità energetiche di diventare una realtà legata ai comuni o anche alle comunità montane, nella versione precedente invece ci si limitava ad una situazione in cui i vari membri si trovavano tutti in piccoli borghi o quartieri.
Aumentano anche le categorie di soggetti ammessi. Nel Art.42-bis del Milleproroghe, erano comprese famiglie, PMI ed enti locali. Con il DLgs 199/2021 vengono aggiunti anche gli enti religiosi, di ricerca e del terzo settore.
Le altre novità principali sono:

  • Potenza massima del singolo impianto: passa da 200 a 1000 kWp
  • Impianti elegibili: FER allacciati dopo il 15/12/2021; esistenti fino al 30% della potenza complessiva delle CER
  • Servizi erogabili: aggiunta la domotica, efficienza energetica, ricarica EV

Dal 15 Dicembre 2021 fino all’adozione dei provvedimenti da parte di ARERA, che dovrà avvenire entro il 15/03/2022, saranno valide ancora le regole del decreto precedente.

Nello specifico, ARERA dovrà in particolare:

  • Prevedere che i distributori rendano pubblici i perimetri delle cabine primarie
  • Individuare le modalità per cui i clienti domestici possano richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scorporo in bolletta della quota di energia condivisa
  • Individuare, anche in via forfettaria, il valore delle componenti tariffarie

Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del nuovo Decreto, i meccanismi di incentivazione verranno aggiornati tramite decreto del MiTE, il quale andrà a specificare anche le modalità di transizione tra le regole vecchie e le nuove.

Nuovo perimetro

Autoprodurre localmente l’energia necessaria al proprio fabbisogno, ma il perimetro è diverso. Poiché gli autoconsumatori che si aggregano devono far riferimento allo stesso edificio o condominio (non necessariamente residenziale, ma anche cooperative, centri commerciali o consorzi industriali), mentre i membri delle comunità energetiche devono invece trovarsi sulla rete di bassa tensione sottesa alla stessa cabina secondaria (vale a dire la cabina di prossimità, quella più vicina all’utenza che trasforma l’energia elettrica dalla bassa alla media tensione). Un vincolo, quest’ultimo, superato con il passaggio alla fase due che ha ampliato sia il perimetro delle Cer (con la possibilità, prima negata, che si possa ora aggregare, per esempio, un intero quartiere di Roma o un piccolo Comune) sia la potenza dell’impianto. Fermo, nel meccanismo transitorio, a un massimo di 200 kilowatt ed esteso ora fino a un megawatt.

Adesso, dunque, si attende il pieno decollo del meccanismo che potrà sfruttare l’assist del Recovery Plan. L’articolo 14 del decreto spiana infatti la strada all’utilizzo di 2,2 miliardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il sostegno alle comunità energetiche e alle strutture collettive di autoproduzione. Il ministero della Transizione ecologica (Mite), entro la fine di febbraio, dovrà definire un provvedimento attuativo per la concessione di finanziamenti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli comuni. L’obiettivo è la realizzazione di impianti di produzione di rinnovabili, anche abbinati a sistemi di accumulo di energia. Questo provvedimento del Mite dovrà anche indicare le condizioni di cumulabilità con gli incentivi tariffari già previsti.

Si entra così nel vivo dell’investimento che ha, come beneficiari prioritari, pubbliche amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5mila abitanti. L’obiettivo è l’installazione di circa 2mila megawatt di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità e autoconsumatori. Secondo le stime del governo, la realizzazione degli interventi finanziati potrà produrre circa 2.500 gigawattora annui, contribuendo a una riduzione delle emissioni di gas serra stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Progetti che diventano realtà

Dall’avvio della sperimentazione a oggi, sono 18 i progetti che hanno chiesto al Gse di accedere agli incentivi: 11 gruppi di autoconsumo (8 condomini e 3 edifici non condominiali, vale a dire con un unico proprietario) e 7 comunità energetiche. Con un’ampia varietà di soggetti (dagli enti commerciali a cooperative/consorzi o società, fino ai condomini) e con il baricentro spostato al Nord, soprattutto tra Lombardia, Veneto e Piemonte con le sue tre iniziative. Tra le quali figura anche la prima comunità energetica italiana: la Energy City Hall costituita il 18 dicembre 2020 a Magliano Alpi, un piccolo Comune in provincia di Cuneo.

Equadro
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