da Equadro | 26 Nov, 2020
Quanto costa un impianto fotovoltaico?
Sappiamo bene che la risposta alla domanda “Quanto costa un impianto fotovoltaico?” è la cosa più importante per decidere di intraprendere un nuovo percorso di efficientamento energetico che parte dal risparmio per poi toccare la sostenibilità e la consapevolezza.
Per darti una risposta concreta dobbiamo ovviamente partire da alcuni concetti di base.
Come si compone un impianto fotovoltaico
Molti pensano che l’impianto fotovoltaico ( o impianto solare ) sia fatto di pannelli e un cavo elettrico, ma in realtà ci sono molti più elementi:
- I pannelli (ok, questi erano ovvi)
- L’inverter, ovvero lo strumento che trasforma la corrente continua prodotta dai pannelli in corrente alternata utilizzabile dai tuoi elettrodomestici
- Le strutture di ancoraggio dell’impianto che devono essere corrette nel dimensionamento e nei calcoli per evitare sia distacchi dell’impianto, sia un inutile sovraccarico dell’immobile
- I quadri elettrici per gestire il tutto.
Questi elementi compongono i costi dei soli materiali di impianto a cui vanno aggiunte la progettazione e la manodopera.
Come si sviluppa il progetto
Un impianto fotovoltaico si basa su 3 parametri fondamentali:
- Fabbisogno energetico del cliente
- Superficie disponibile per montare i pannelli
- Esposizione della superficie (in parole povere: verso che punto cardinale guarda?)
In sostanza sulla base dei consumi presenti in bolletta e dello spazio utile per installarlo si determina la potenza in kW e quindi gli elementi necessari a strutturare l’impianto.
Facciamo un esempio per essere più chiari
Ipotizziamo una falda orientata a sud di 30 mq e un consumo annuo in bolletta di 4000 kWh.
Tenendo presente che 1 kW di potenza sviluppa in media 1250 kWh, si calcola rapidamente che il fabbisogno utile è pari a 3,2 kWp di fotovoltaico.
Con i nostri 30 mq disponibili quanti pannelli possiamo installare?
Sappiamo anche che in meno di 6 mq possiamo installare 1 kWp, ovvero circa 3 pannelli da 340W.
Nel nostro caso per raggiungere la potenza necessaria dovremmo posizionare sul tetto 10 pannelli che occupano uno spazio pari a 20 mq disposti su 2 file da 5 pannelli l’una tenendo presente che il modulo misura 1,7m x 1m.
Cos’altro serve?
Individuare un corrugato (ovvero uno di quei tubi flessibili dove passano i cavi elettrici) che sia libero per far passare i cavi della corrente continua che partono dai pannelli fotovoltaici per arrivare all’inverter, e anche un altro per portare i cavi dell’alternata sino al quadro generale di casa.
Alla fine collochiamo l’inverter che va posizionato il più possibile vicino al campo fotovoltaico per evitare al massimo le dispersioni, ricordando che può stare anche all’esterno perché è un IP65 a tenuta stagna.
Ricordiamoci che ci sia sempre uno spazio dove posizionare il contatore di produzione che sarà installato dal Distributore locale di energia il giorno dell’allaccio.
Il regolamento dei tecnici che devono procedere a collegare l’impianto alla rete elettrica nazionale ribadisce che questi devono poter lavorare in condizioni di massima sicurezza, quindi la scelta del posizionamento per il contatore deve essere fatta in modo che non si debbano piegare, né prendere scale, né essere in prossimità di una tubazione idraulica.
Come si struttura il preventivo
Perfetto! Ora siamo pronti a vedere come si compone un preventivo. Ovviamente questo è il nostro sistema, ma ti dà ottime indicazioni su come valutare, in generale, la corretta formulazione da parte di un fornitore:
- Oggetto del preventivo: qui indichiamo da subito la potenza nominale scelta per l’impianto, il tipo di superficie (es: superficie inclinata) su cui sarà collocato e anche la potenza del parco batterie
- Descrizione generale della tipologia di impianto con il dimensionamento dei vari elementi, modelli di componenti, tecnologie scelte e indicazione di quanto compreso all’interno dell’impianto stesso
- Dati tecnici:
– Potenza da installare
– Tipologia di installazione
– Tipologia moduli fotovoltaici
– Tipologia inverter
– Sistema di Accumulo
– Strutture di supporto per moduli fotovoltaici
– Quadri, connettori, cavi e opere elettriche
- Layout di posizionamento dei moduli con foto
- Simulazione delle prestazioni dell’impianto con descrizione del progetto corredata da calcoli basati sui consumi precedenti del Cliente e sulla resa media stimata
- Schede tecniche dei componenti
- Offerta economica
- Esclusioni
- Condizioni di fornitura
Vediamo quanto costa un impianto fotovoltaico
Adesso che hai capito come si strutturano progetto e preventivo i numeri possono avere un senso, quindi andiamo a vedere una simulazione di costo per un impianto fotovoltaico tipo destinato ai bisogni di una famiglia di 4 persone che per esperienza sappiamo aggirarsi sui 4500 kWh.
Su questa base possiamo pensare di installare 4 kWp di impianto fotovoltaico, che se installato su una falda esposta a sud, senza particolari complicazioni, comporta un costo del “chiavi in mano” (cioè con noi che pensiamo a tutto, dal progetto all’installazione con tecnici di nostra fiducia) da 5.600 € IVA inclusa.
Avevi idea di tutto quello che ti abbiamo raccontato oggi? Hai le idee più chiare di come si compone un progetto di fotovoltaico e dei costi che dovrai affrontare? Raccontacelo nei commenti e se vuoi maggiori chiarimenti scrivici!
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da Equadro | 12 Nov, 2020
Bonus 110%: conviene davvero?
Hai mai sentito parlare di bonus 110%? Sì vero? Certo, a meno di vivere in una grotta sperduta sulle montagne, tutti abbiamo sentito almeno una volta questo termine, ma quanti di noi sanno esattamente di cosa si tratta e se effettivamente conviene approfittarne?
Cos’è il bonus 110% e come richiederlo
Il bonus 110% è un’agevolazione fiscale introdotta dal Decreto Rilancio 34/20 che metteva in essere misure di contrasto alla crisi economica generata dalla pandemia.
Una di queste misure prevede agevolazioni che ti consentono di fare interventi per la riqualificazione del tuo immobile.
Il totale della spesa puoi portarlo in detrazione in 5 anni, se hai capienza fiscale, con la super aliquota del 110%. Puoi anche cedere il credito d’imposta al tuo fornitore o ad un istituto di credito.
Questi interventi riguardano:
- efficienza energetica
- interventi antisismici
- installazione di impianti fotovoltaici
- installazione delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.
Ovviamente per usufruirne devi presentare una richiesta, ma tranquillo, non dovrai sbattere la testa contro un muro di burocrazia perché la richiesta deve essere inoltrata da una società come Equadro che si occupi di Efficienza energetica.
Ma il bonus 110% conviene davvero?
Se cerchi informazioni online su questo tipo di incentivi troverai opinioni discordanti, quindi vogliamo fare chiarezza su quando e a chi conviene richiedere il bonus.
La convenienza si ha quando tu persona fisica possiedi non più di 2 immobili da ristrutturare e non ci sono difformità urbanistiche sugli stessi.
Per accedere è indispensabile che gli interventi previsti, scelti fra quelli ammessi, portino al superamento di due classi energetiche.
Ma quali interventi vengono valutati?
La legge ti dice che devi fare interventi trainanti e poi i trainati ex art 119. Per “interventi trainanti” si intendono due tipologie di interventi:
- l’isolamento termico delle superfici verticali, orizzontali ed oblique, ovvero il famoso “cappotto” dell’involucro
- la sostituzione della climatizzazione invernale con un sistema più efficiente, come la pompa di calore o una caldaia a condensazione o entrambi con un sistema ibrido factory made, oppure integrazione all’acqua calda sanitaria con un solare termico o uno scalda acqua in pompa di calore, sia per i condomini (esclusivamente sulle parti comuni) sia per i singoli immobili, ovviamente con limiti di spesa differenti tra condominio e singole unità immobiliari.
Cosa sono gli “interventi trainati”?
Rientrano in questa tipologia d’intervento, il fotovoltaico con la batteria, gli infissi e comunque tutto quanto elencato all’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90.
Vuoi sapere se gli interventi che hai in mente rientrano in questo complicato elenco? Contattaci e ne discuteremo insieme!
Ecco come: partiremo con l’intervento di un tecnico abilitato che dovrà elaborare un’analisi di fattibilità e l’ape (attestato di prestazione energetica) ex ante che definirà la classe energetica di partenza.
Se siamo nel range di possibilità con gli interventi che abbiamo discusso insieme, il tecnico con una ape ex post ci dirà se superiamo le due classi energetiche.
La documentazione da produrre è tanta: ape ante ed ex post, asseverazioni, legge 10/90, attestazione di congruità delle spese e visto di conformità rilasciato dal commercialista se si accede al meccanismo della cessione del credito ex art 121.
Lo sappiamo: hai gli occhi che si incrociano e il morale a terra perché pensi sia impossibile venirne a capo! Ma noi saremo al tuo fianco passo dopo passo perché se i requisiti ci sono e se si vogliono migliorare le prestazioni energetiche dei propri edifici per spendere meno domani e contribuire a un mondo più pulito oggi, beh, perché non farlo, è gratis!
Ovviamente questa strada non è l’unica per avere un efficientamento energetico dei tuoi immobili perché puoi sempre scegliere la via ordinaria e, lavorando con noi, avere comunque un bel risparmio perché per questo tipo di interventi ti proponiamo lo sconto immediato del 50 o 65% in fattura, facendoci carico della tua detrazione in 10 anni.
Tu risparmi subito e noi abbiamo la soddisfazione di essere venute incontro alle tue esigenze non solo tecniche ma anche formali e di risparmio.
Per valutare la scelta migliore parti da qui.
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da Equadro | 23 Ott, 2020
Accumulo sì o no? Facciamo i conti
C’è un tema che da un po’ di tempo fa dibattere molto nel mondo dell’efficientamento energetico: gli impianti fotovoltaici con accumulo.
Le fazioni sono due: i pro accumulo e i contro l’accumulo.
Prima di dirti come la pensiamo noi vediamo cos’è un sistema di accumulo dell’energia prodotta dal tuo impianto fotovoltaico.
Il sistema di accumulo è costituito da batterie agli ioni di litio che si caricano con il surplus di energia prodotta dall’impianto fotovoltaico. Il dimensionamento della batteria nasce da una media giornaliera su base annuale della produzione fotovoltaica stimata (ovvero, come sempre, partiamo dalle tue necessità per progettare l’impianto).
Entriamo ora nel vivo di questo post e rispondiamo alla domanda bomba: conviene montare un sistema di accumulo?
La risposta è di quelle che aspetti per tutta la vita: dipende.
Delusione? Forse, perché ci piacerebbe che la tecnologia fosse fatta solo di risposte assolute, di sì e di no categorici, ma la verità è che il centro di un progetto di efficientamento energetico sei tu, sono i tuoi bisogni, i tuoi consumi e le tue esigenze.
Facciamo due esempi semplicissimi prendendo la classica famiglia con 2 adulti e 2 bambini.
Caso A: il fotovoltaico standard
Dei due adulti solo uno lavora fuori casa (non entriamo nel dettaglio dell’eventuale lavoro da casa del secondo adulto perché influisce, ma solo marginalmente) e i due bambini vanno a scuola solo alla mattina.
Questo significa che 3 persone saranno sempre in casa con necessità di riscaldamento invernale (la caldaia ha bisogno di elettricità) e condizionamento estivo, elettrodomestici in funzione, luci accese, consolle e computer accesi (se poi parliamo di adolescenti e non di bambini…apriti cielo!).
Questa famiglia avrà un consumo di elettricità spalmato su tutta la giornata, ma soprattutto in fascia diurna, consentendo di consumare subito l’energia prodotta dall’impianto e potendo anche approfittare dell’opportunità data dallo scambio sul posto (SSP), ovvero della cessione al Gestore dell’energia prodotta in eccesso dall’impianto (sì, perfino con due adolescenti in casa è possibile produrre più energia di quanta ne utilizzerai!).
In questo caso il sistema di accumulo non è indispensabile, perché l’energia viene consumata nel momento in cui viene prodotta.
Caso B: il sistema di accumulo
Nella nostra ipotetica famiglia i due adulti lavorano entrambi fuori casa 8 ore al giorno e i figli vanno a scuola a tempo pieno e restano dai nonni fino a che i genitori non li vanno a prendere.
L’istinto direbbe che un impianto fotovoltaico non è utile per questa famiglia, ma oggi abbiamo i sistemi di accumulo che ci consentono, grazie alle batterie, di immagazzinare l’energia prodotta durante il giorno che viene poi utilizzata di sera quando la nostra famiglia si ritrova fra le calde mura domestiche.
È ora che il fabbisogno energetico sarà più alto fra lavatrici da fare, luci accese, film da vedere e tutto quello che ben sai. Per fortuna esistono i sistemi di accumulo!
Diamo un po’ di numeri
Con un normale impianto fotovoltaico arriveremo a un 30% di autoconsumo e un 70% di immissione di energia in rete, mentre con un sistema di accumulo avremo il 70% di autoconsumo e il 30% di immissione in rete.
Quindi come dimensionare un impianto con sistema di accumulo?
Quando progetteremo il tuo impianto calcoleremo che il 30% dell’energia prodotta andrà in autoconsumo, il 40% dovrà essere accumulata (la sera si consuma sempre di più per via delle luci accese e del riscaldamento/condizionamento) e l’ultimo 30% verrà reimmesso in rete.
Ipotizziamo un consumo annuo di energia (quello che vedi in bolletta) della nostra famiglia di 3693 kWh e che nel punto in cui è posizionata la loro casa un impianto da 1 kW produca 1412 kWh. Facendo il semplice calcolo 3693/1412 vediamo che ci serviranno 2.62 kW di impianto per coprire il fabbisogno standard. Per stare tranquilli sovradimensioniamo l’impianto a 3 kW per una produzione totale di 4236 kWh.
Ok, ma allora basta inserire il sistema di accumulo per immagazzinare tutta questa energia?
No, bisogna fare degli altri calcoli perché questa è l’energia che ci serve, ma le nostre batterie ne assorbiranno il 40% che dovremo però dividere, per avere la taglia esatta necessaria del sistema, per il numero di cicli di carica e scarica che le batterie generalmente compiono (le batterie di ogni dimensione funzionano come quelle del tuo telecomando, ovvero prima o poi si consumano).
Facciamo i calcoli
- 0,4 x 4236 kWh = 1694 kWh
- 1694 kWh / 320 cicli/anno = 5,29 kWh
Questa sarà la taglia del nostro accumulo, che noi andremo a sovradimensionare a 6 kWh.
Ecco come funziona tecnicamente un sistema di accumulo per il tuo impianto fotovoltaico, numeri alla mano.
Cosa ne pensi? Lasciaci un commento o una domanda qui nei commenti, non vediamo l’ora di parlarne con te!
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da Equadro | 19 Ott, 2020
Cos’è e cosa fa il fotovoltaico
Inauguriamo il nostro blog con un articolo che ti farà capire in modo preciso cos’è e cosa fa un impianto fotovoltaico.
Perché parlare oggi di risparmio energetico sembra molto facile: vediamo pubblicità, sentiamo interviste, leggiamo articoli, ma quanto di tutto questo ti è davvero comprensibile?
In Equadro abbiamo una filosofia che ci accompagna da sempre: il cliente ha il diritto di capire cosa sta acquistando. Quindi tutti pronti? Si parte!
La definizione scientifica di impianto fotovoltaico
Cerchiamo di essere rigorosi e partiamo dalla definizione più scientifica di fotovoltaico:
Un impianto fotovoltaico è un impianto capace di generare energia elettrica tramite la captazione della radiazione solare.
Infatti grazie all’effetto fotovoltaico, la luce solare innesca il passaggio di corrente. Nello specifico, quando un fotone (quanto di energia della luce) colpisce un semiconduttore opportunamente drogato (come il silicio, di cui sono fatti principalmente i pannelli fotovoltaici), gli elettroni passano dalla banda di valenza a quella di conduzione e vi è passaggio di corrente. Un impianto fotovoltaico è costituito dall’assemblaggio di più pannelli fotovoltaici e dalla necessaria componente elettrica ed elettronica.
Lo sappiamo, la prima volta viene il mal di testa, ma le cose sono molto più semplici di quello che sembrano e soprattutto possono essere spiegate in modo più semplice.
Ecco cosa significa in concreto
Per scendere molto nel concreto, un impianto fotovoltaico è un sistema che trasforma l’energia solare in energia elettrica disponibile per i tuoi consumi, ovviamente per quelli di tipo elettrico.
Un impianto fotovoltaico, almeno in linea teorica, può essere installato in due modalità: collegato alla rete elettrica del tuo fornitore di energia oppure no.
Perché diciamo “teoricamente”? Perché questo può essere fatto solo in caso non esista l’infrastruttura elettrica, ad esempio in una baita sperduta nelle montagne, ma soprattutto perché il senso di un impianto fotovoltaico è proprio di collegarlo all’impianto generale così da sfruttare fino in fondo tutte le sue potenzialità e le sue possibilità di risparmio come lo scambio sul posto o l’accumulo.
C’è infatti ancora un po’ di confusione sul tema del fotovoltaico quando si parla di indipendenza energetica: un impianto fotovoltaico potrebbe renderti energeticamente indipendente? No. L’impianto fotovoltaico ti permette un risparmio in bolletta pari a circa il 30%. L’indipendenza al 100% non è tecnicamente raggiungibile.
Abbiamo dedicato un altro articolo al tema dell’accumulo per gli impianti fotovoltaici [inserire LINK], ma una minima percentuale di prelievo dalla rete elettrica resterà sempre.
“Eh, ma allora posso montare un impianto più grande!”
No, attenzione.
Facciamo chiarezza: la convenzione di scambio sul posto è predisposta dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) una volta connesso l’impianto alla rete. Con questo meccanismo, lo Stato ti rimborsa, con 2 bonifici semestrali, tutta quell’energia che il tuo impianto fotovoltaico produce ma tu non consumi e quindi butti in rete. Avrai il tuo rimborso al costo di circa 0,14€ /kWh, quindi basta fare due semplici conti per capire che per quanto la tecnologia sia avanzata la famigerata autarchia energetica non è (allo stato attuale) possibile.
I componenti fondamentali di un impianto fotovoltaico
Il tuo impianto è costituito da 3 sezioni fondamentali:
- I pannelli fotovoltaici (la parte più complessa del tuo impianto)
- L’inverter
- Gli ancoraggi.
Ok, e ora cos’è questo inverter? Semplice, è la parte del sistema che serve a convertire la corrente elettrica continua prodotta dai tuoi pannelli (immaginala come una linea retta) in corrente alternata, ovvero quella utilizzata dai tuoi apparecchi elettrici (qui visualizza una sinusoide, ovvero una linea che sale e scende con un movimento a parabola).
L’inverter si occupa di questa conversione, ovvero di rendere la corrente elettrica generata dal sistema utilizzabile come quella fornita dal tuo gestore.
Quindi col fotovoltaico produco anche l’acqua calda?
Il fotovoltaico fornisce energia elettrica gratuita, quindi può, ad esempio, alimentare uno scaldabagno, ma ovviamente in questo modo utilizza una parte dell’energia che sarebbe destinata ad altre apparecchiature.
Il solare termico, invece, grazie all’energia solare fornisce acqua calda sanitaria per circa 6 mesi all’anno e può fare da integrazione al riscaldamento.
Può avere due tipi di circolazioni: naturale o forzata.
I collettori solari montati sul tetto, raccolgono calore dal sole e lo usano per riscaldare l’acqua che viene immessa in un bollitore. Se il bollitore viene installato sul tetto abbiamo una circolazione naturale, mentre quando il liquido utilizzato per scaldare l’acqua calda sanitaria viene fatto circolare con l’utilizzo di pompe abbiamo una circolazione forzata.
Il sistema a circolazione forzata ha il vantaggio che il serbatoio non deve essere posizionato sopra i pannelli solari (e quindi sul tetto) ma può essere posizionato in una zona qualsiasi dell’edificio.
Tutto chiaro?
Ora che abbiamo fatto luce sugli aspetti più importanti che riguardano l’impianto fotovoltaico cosa ne pensi? Ti piacerebbe capire come sfruttare questa tecnologia per il risparmio energetico a casa tua? Se la risposta è sì scrivici subito [inserire LINK al modulo contatti] per capire qual è la soluzione che fa per te.
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