Come fare manutenzione di un impianto fotovoltaico

Come fare manutenzione di un impianto fotovoltaico

Ogni immobile, ogni impianto fotovoltaico, ogni macchinario si basa non solo su una progettazione corretta, ma anche su un mantenimento costante ed ecco perché oggi siamo qui a parlare di manutenzione degli impianti fotovoltaici.

Come ogni intervento di manutenzione, anche quella di un impianto fotovoltaico si può suddividere in:

  • manutenzione ordinaria dell’impianto fotovoltaico, prevedibile e programmata e
  • manutenzione straordinaria, ovvero dovuta a interventi che non possono essere messi a calendario in anticipo.

Ecco la differenza fondamentale tra manutenzione ordinaria e manutenzione straordinaria di un impianto fotovoltaico.

Ogni impianto fotovoltaico ha un naturale degrado e una naturale perdita di efficienza che però possono essere molto più di quelli standard se non viene effettuata una costante manutenzione ordinaria che è composta da alcune attività principali:

  1. Pulizia dei pannelli che sono esposti quotidianamente alle intemperie, al passaggio di volatili e altri animali, alla caduta del fogliame; tutto questo danneggia e sporca i pannelli che così perdono di efficienza
  2. Controllo visivo e strumentale delle funzionalità dei moduli e dei vari componenti
  3. Monitoraggio costante dell’inverter, il componente che trasforma l’energia solare in corrente elettrica utilizzabile, in modo da ottenere sempre la migliore performance possibile dell’impianto fotovoltaico
  4. Controllo e manutenzione dell’impianto elettrico.
  5. Analisi e controllo della produttività dell’impianto.

All’interno delle operazioni di manutenzione ordinaria di un impianto fotovoltaico possiamo annoverare anche il revamping, ovvero l’aggiornamento e miglioramento di impianti fotovoltaici già in opera da diversi anni.

È normale che alcuni componenti di questi impianti fotovoltaici debbano essere sostituiti perché danneggiati o perché non più a norma o anche per migliorare la produttività dell’intero sistema.

Come detto prima le attività di manutenzione straordinaria di un impianto fotovoltaico sono tutte quelle non programmabili ma necessarie per ripristinare o incrementare la sua potenza iniziale (in questo caso parliamo di repowering).

Gli interventi di manutenzione straordinaria degli impianti fotovoltaici si rendono necessari in due casi:

  1. durante un intervento di manutenzione ordinaria se si sono riscontrati danni ingenti oppure cali sostanziali del rendimento
  2. per eventi eccezionali non prevedibili

 

La maggior parte di queste attività, sia ordinarie sia straordinarie, devono essere svolte in alte condizioni di sicurezza, ad esempio la pulizia dei pannelli che non è di per sé un’attività tecnicamente complessa, rientra però nell’ambito dei lavori in quota (cioè svolti a un’altezza superiore ai due metri) e pertanto va effettuata ottemperando a determinate norme.

Lo stesso vale per le verifiche e gli interventi sull’inverter e sull’impianto elettrico che devono essere portati avanti da personale formato come PES e PAV (persona esperta e persona avvertita in materia di lavori elettrici).

Ecco perché le attività di manutenzione del tuo impianto fotovoltaico vanno affidate a dei professionisti.

Ma quanto costa questo tipo di intervento e come si svolge? Puoi trovare quello che ti serve qui.

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È possibile raggiungere una vera autosufficienza energetica?

È possibile raggiungere una vera autosufficienza energetica?

Sai cos’è l’autarchia? L’enciclopedia Treccani la definisce così:

“Condizione di un paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero.”

Se storicamente è associato ormai in modo dissolubile ai regimi totalitari del XX secolo, questo termine è tornato di moda negli ultimi anni per definire un sogno di molte persone: raggiungere una vera e completa autosufficienza energetica.

Lasciando perdere gli scenari un po’ inquietanti da film americano con pazzi survivalisti che vivono isolati dal mondo, bisogna ammettere che la continua crescita dei costi energetici, l’inquinamento e, siamo onesti, anche l’incubo delle compagnie in mercato libero che ti chiamano a ogni ora hanno contribuito a diffondere il desiderio di vivere in abitazioni che autoproducano l’energia di cui necessitano.

Purtroppo sul tema dell’autosufficienza energetica c’è ancora tantissima confusione, quindi ora faremo chiarezza ponendoci alcune domande.

Si può essere autosufficienti al 100%?

No, onestamente dobbiamo dire di no.

O sei davvero un survivalista che decide di rinunciare a molte delle moderne comodità a cui sei abituato, o potrai tendere al 100% ma non lo raggiungerai mai davvero. Basterà un’annata più piovosa del normale per abbassare il rendimento dei tuoi impianti solari, portandoti sotto la produzione minima stimata e metterti in condizione di acquistare energia dalla rete tradizionale.

E se, come noi, ti interessi di tematiche ambientali sai benissimo che il riscaldamento globale rende questa eventualità tutt’altro che remota.

Ma un 80-90% di indipendenza è già un gran bel risultato non trovi?

Mi basta installare i pannelli fotovoltaici per dire addio alle bollette?

No. Sappiamo che vorresti una soluzione facile stile “Metto questo e il gioco è fatto” ma ti mentiremmo.

Massimizzare l’indipendenza energetica di un edificio è molto di più.

Dopo aver stimato correttamente i tuoi bisogni energetici, dovrai calcolare che solo il 30% di quelli elettrici è coperto da un impianto fotovoltaico semplice.

Per aumentare questa quota sfruttando l’energia prodotta in eccesso dovrai montare un sistema di accumulo e passare dal riscaldamento tradizionale alla pompa di calore o al solare termico (per capire le differenze leggi qui).

Inoltre sarà indispensabile ridurre al minimo gli sprechi energetici con azioni quotidiane che puoi trovare in questo articolo, ma anche attraverso altri accorgimenti che ci portano di volata alla prossima domanda.

Ogni abitazione può arrivare all’autosufficienza energetica?

Sempre in linea teorica sì, ma in pratica chiediti questo: se vivi in una casa costruita negli anni ’70 con l’edilizia standard dell’epoca (quella che si definiva “in economia”), quanto dovrai investire per eliminare le dispersioni energetiche date dagli infissi inadeguati, i muri troppo sottili o in foratoni, i materiali ad alta dispersione e l’impianto elettrico non sezionabile?

Per non parlare degli appartamenti di un condominio ovviamente!

I valori più alti di indipendenza energetica si possono raggiungere nelle cosiddette abitazioni NZEB (Nearly Energy Zero Building) ovvero edifici con consumo energetico prossimo allo zero grazie l’utilizzo di tecnologie e impianti per ridurre al minimo i consumi energetici (cappotto, infissi, pompa di calore ecc.) e gli sprechi (come la domotica per spegnere le luci e regolare la climatizzazione).

Se devi acquistare una nuova casa o costruirne una da zero valuta questo tipo di costruzioni e il tuo sogno autarchico sarà molto più concreto (ma ricorda quel “nearly”!).

Cosa posso fare per avvicinarmi sempre di più all’indipendenza?

Il desiderio di indipendenza energetica deve essere come quello di indipendenza decisionale dai genitori: non una ribellione fine a se stessa ma una presa di coscienza che ci porterà a essere individui migliori, più responsabili e attenti al mondo che abbiamo intorno e non solo al nostro portafogli.

Quindi, come ti abbiamo detto sopra, non basta “installare cose”, servono scelte quotidiane piccole ma costanti, e anche scelte un po’ forti come, ad esempio, scegliere l’elettrico (non l’ibrido) per la propria auto, oppure, potendo, non avere l’auto ma muoversi coi mezzi, in bici, a piedi e sfruttando il car sharing quando proprio serve.

Perciò ora ti chiediamo: quale sarà la tua prossima scelta di indipendenza? Scrivici qui sotto nei commenti.

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Ecco come capire se la tua è una casa adatta al fotovoltaico

Ecco come capire se la tua è una casa adatta al fotovoltaico

Come sei arrivato o arrivata su questa pagina? I casi più probabili sono due: o hai sentito parlare di noi, ci hai cercate e hai curiosato nel sito fino a trovare questo articolo su come capire se hai una casa adatta al fotovoltaico, oppure hai cercato su Google proprio una risposta a questo quesito.

In qualunque caso ne siamo felici perché significa che hai già iniziato il tuo viaggio di consapevolezza energetica.

Ora veniamo a noi e rispondiamo alla tua domanda: la mia casa è adatta a un impianto fotovoltaico?

La risposta è, in generale, sì, perché non ci sono mai vere e proprie controindicazioni all’installazione dei pannelli, ma ci sono invece condizioni più o meno ottimali e più o meno favorevoli a livello di resa.

Per prima cosa parliamo della struttura

Un impianto fotovoltaico ha un peso che devi valutare in rapporto alla struttura dell’abitazione, ovvero alla sua portanza, la sua massima capacità di carico.

Abitazioni vecchie o deterioriate vanno valutate caso per caso per verificarne, appunto, la portanza in caso si decida di aggiungere un impianto solare.

Inoltre i pannelli fotovoltaici trovano la loro collocazione ottimale su materiali di copertura resistenti e duraturi come tegole o asfalto mentre per legno, lastre in ardesia, tetti in argilla con malta, pietra o altri è bene fare attenzione e proprio per questo le nostre valutazioni sono sempre molto accurate e partono rigorosamente dalla tipologia di materiale su cui ci troviamo a operare per garantirti la migliore soluzione per il tuo caso specifico.

Si tratta, infatti, di scegliere i pannelli e la struttura di montaggio ideali per il tuo caso specifico, quindi sta lontano da chi non ti chiede questo tipo di informazioni perché tu non sei un cliente standard. Tu sei tu e le tue esigenze partono proprio dalla struttura che hai a disposizione.

Quindi devo cambiare il tetto?

No, non devi cambiare necessariamente il tetto, ma se stavi già valutando la cosa prima di pensare a un impianto fotovoltaico, significa che è ora di farlo.

Se hai un tetto vecchio o che sta iniziando a deteriorarsi cambialo prima di procedere con il nuovo impianto perché dei buoni pannelli solari hanno un’aspettativa di vita utile dai 30 ai 40 anni, quindi non vale la pena di dover, un domani, smontare tutto per sostituire il tetto rischiando di danneggiare i pannelli nelle operazioni.

Considera anche che installando un impianto solare ad alta efficienza i risparmi economici contribuiranno a ripagare la sostituzione della copertura in pochi anni.

Parliamo di esposizione

Per capire se la tua è una casa adatta al fotovoltaico dovremo valutare anche l’esposizione, o meglio dovremo valutare la migliore soluzione tecnologica per il tuo tipo di esposizione.

Ovviamente, più luce solare diretta riceve la tua casa, maggiore è l’efficienza del sistema, ma se hai deciso di installare comunque dei pannelli solari possiamo fare un bel lavoro nonostante la presenza di zone d’ombra sul tetto o se la falda non ha una mirabolante esposizione a sud come da manuale.

In questo caso valuteremo se le zone d’ombra non sono davvero eccessive, perché se attorno alla tua abitazione hai alberi o palazzi molto alti che mettono in ombra tutto il tetto le cose, ovviamente, si complicano parecchio e i ritorni economici potrebbero essere troppo dilazionati nel tempo per essere vantaggiosi.

Se, invece, parliamo di una situazione gestibile sceglieremo per te i pannelli migliori e le soluzioni di integrazione ottimali per garantirti una resa ai massimi livelli possibili.

Parliamo di dove vivi

Sì, anche la latitudine e il clima in cui vivi hanno la loro importanza!

Anche se a parità di pannelli installati, al Nord l’impianto produce di meno rispetto alle regioni del Sud, ormai gli impianti fotovoltaici hanno ottimi rendimenti in ogni fascia climatica, perfino nei climi estremi come le zone molto piovose o i paesi alpini.

Ogni luogo però ha la sua soluzione ottimale, pertanto non ci stancheremo mai di ripeterti che non esiste l’impianto fotovoltaico ottimale ma solo quello più adatto al tuo caso specifico. Per capire di più di come si stabilisce il dimensionamento di un impianto puoi andare qui.

Hai ancora dubbi nel capire se hai una casa adatta al fotovoltaico? Contattaci e ti aiuteremo a scioglierli!


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Scaldacqua a pompa di calore o solare termico? Cosa conviene?

Scaldacqua a pompa di calore o solare termico? Cosa conviene?

Quando si parla di sfruttare le fonti rinnovabili di energia di solito ci si concentra su impianti fotovoltaici, ma esiste un’altra utilissima applicazione dell’energia naturalmente disponibile nell’ambiente, ovvero il suo utilizzo per la produzione di acqua termico sanitaria, ovvero dell’acqua che circola nei nostri impianti di riscaldamento e dell’acqua calda per bagno, cucina, ecc…

Per ottenere questo si possono sfruttare due diverse fonti energetiche:

  • L’energia del sole, proprio come nel fotovoltaico, attraverso un impianto solare termico
  • Il calore dell’aria attraverso una pompa di calore.

Vediamo ora come funzionano i due sistemi che, come scoprirai, possono anche lavorare in sinergia.

Cos’è e come funziona il solare termico

Il solare termico utilizza l’energia del sole al posto di quella del gas o altro combustibile per riscaldare sia l’acqua sanitaria sia quella necessaria all’impianto di riscaldamento, con una notevole riduzione delle spese in bolletta.

Per ottenere questo risultato può sfruttare due tipi di circolazione: forzata oppure naturale.

Con la circolazione naturale un fluido si riscalda all’interno di un collettore, cede il suo calore all’acqua contenuta in un serbatoio e quindi ricade nel punto più basso del collettore stesso semplicemente per gravità, senza l’utilizzo di circolatori.

Con la circolazione forzata, l’impianto è formato da un collettore solare a sé stante, collegato attraverso un circuito con un serbatoio all’interno dell’edificio. La pompa di circolazione del circuito solare è attivata da un regolatore differenziale di temperatura e si avvia quando la temperatura all’interno del collettore è superiore alla temperatura di riferimento impostata nel serbatoio di accumulo.

Un impianto solare termico, quindi, è composto da uno o più pannelli solari, un serbatoio di accumulo dell’acqua calda (detto bollitore) e una pompa per la circolazione dell’acqua.

Ovviamente funziona solo quando c’è il Sole. Ciò significa che dovremo sempre abbinare un generatore supplementare.

Ok, tutto chiaro, ma quali sono i vantaggi di un impianto solare termico? Vediamoli insieme:

  • sfrutti una fonte di energia rinnovabile, gratuita e sempre disponibile e ti allinei con le normative vigenti (hai presente il famoso Decreto Rinnovabili?)
  • azzeri le emissioni di CO2 e riduci il consumo di combustibili fossili (così l’ambiente è felice e se l’ambiente è felice tutti vivono meglio)
  • risparmi sulla bolletta del gas in modo concreto: fino al 50% in meno sui consumi per la produzione di acqua calda sanitaria, rispetto a un impianto a gas o gasolio, e fino al 30% in meno se usi il solare termico anche come integrazione per il riscaldamento
  • aumenti la classe di efficienza energetica della tua abitazione (ovvero la tua casa varrà di più)

Ok, ma quanto costa? Ovviamente ogni impianto prevede un preventivo personalizzato, ma puoi abbassare di molto il costo dell’investimento approfittando delle detrazioni fiscali e delle agevolazioni del Conto Termico.

Il collettore solare: piano e sottovuoto

Come per i pannelli fotovoltaici, anche per il solare termico ci sono diversi tipi di pannello e si differenziano sia per la struttura sia per il funzionamento. Le due tipologie sono il collettore solare piano e il collettore solare sottovuoto.

 

Il collettore solare termico piano

ha temperature di accumulo che possono arrivare fino a 90° e gode di una serie di vantaggi:

  • montaggio universale: non ha alcun problema con la tipologia di tetto presente sull’abitazione.
  • dimensionamento semplificato
  • lunga durata dei componenti grazie all’azzeramento dei periodi di stagnazione a elevate temperature.

 

Il collettore solare termico sottovuoto

come quello piano, è molto versatile come installazione e può essere installato sia sul tetto che in facciata, ma si differenzia dal precedente per due fattori:

  1. l’orientamento dei singoli tubi, che è al massimo di 45° per lato e
  2. l’efficienza maggiore, che si aggira attorno al 15-20% in più rispetto al pannello vetrato, perché disperde meno grazie al sottovuoto.

Essendo più efficienti, questi pannelli permettono anche di risparmiare un 30% in più di spazio occupato per ottenere la stessa resa di un collettore solare piano.

Ma non è tutto! La grande flessibilità data dall’orientamento dei singoli tubi permette di ottenere migliori risultati anche in caso di installazioni su superfici non orientate ottimamente (la classica, infida, falda a nord per esempio).

Schema impianto solare termico

Lo Scaldacqua a Pompa di Calore

Ed eccoci arrivati a parlare dello scaldacqua a pompa di calore. Questo tipo di sistema preleva energia termica rinnovabile dall’aria e la trasferisce all’acqua calda sanitaria, sfruttando cambiamenti di stato di un fluido che attraversa cicli di compressione ed espansione.

Il circuito di uno scaldacqua a pompa di calore può essere schematizzato in quattro componenti:

  • compressore
  • condensatore
  • valvola di espansione
  • evaporatore

L’energia elettrica consumata da questo impianto è soltanto quella necessaria ad attivare il ventilatore che cattura l’aria e quella per il compressore deputato al movimento del fluido frigorigeno nel circuito. Il condensatore e l’evaporatore sono costituiti da scambiatori di calore e non necessitano di elettricità per il loro funzionamento.

La pompa di calore può lavorare con aria ricircolata, prelevata dall’ambiente in cui è installata, oppure con aria canalizzata, prelevando l’aria da altri ambienti o dall’esterno, per mezzo di canalizzazioni. Questa flessibilità di installazione consentedi realizzare anche un ricambio d’aria dei locali che ne hanno bisogno.

Da sottolineare, dal punto di vista dell’efficienza, è la regolazione che permette di ottimizzare l’energia necessaria per la produzione dell’acqua calda attraverso una programmazione intuitiva a display.

Inoltre, a differenza del solare termico, la pompa di calore funziona anche in assenza di luce solare, massimizzando il risparmio.


Scopri lo scalda acqua

L’integrazione con l’impianto fotovoltaico

Un’ulteriore caratteristica importante da considerare è la possibilità di integrazione con un impianto fotovoltaico o solare termico, per un risparmio in bolletta esponenziale! L’integrazione con il fotovoltaico permette di risparmiare fino al 40% in più, mentre uno scambiatore integrato nel bollitore può essere collegato ad un impianto solare termico.

L’inverter fotovoltaico comunica alla pompa di calore quando la produzione di energia dal fotovoltaico è in eccesso rispetto a quella consumata dalle altre utenze. In questo modo, quest’ultima si attiva nei momenti di maggior produzione, evitando di richiedere energia elettrica alla rete.

L’integrazione con i pannelli solari termici riduce i tempi di funzionamento della pompa di calore ed aumenta la frazione di energia prodotta da fonti rinnovabili. Tale abbinamento consente di raggiungere classi molto elevate di efficienza energetica ed è particolarmente utile per produrre acqua calda sanitaria soprattutto in estate e nelle mezze stagioni.

Utilizzando fonti di energia gratuite presenti in natura, l’utilizzo di energia elettrica da parte delle pompe di calore è molto più contenuto rispetto a quello di ogni altro sistema di riscaldamento e produzione acs.

Pensa che per ogni kWh di energia elettrica, vengono prodotti fino a 3-5 kWh di energia termica e fino al 40% di risparmio sui costi di gestione rispetto alle migliori caldaie a condensazione.

Scaldacqua a pompa di calore o solare termico?

Perciò tra scaldacqua a pompa di calore e solare termico, quale conviene installare per la produzione di acqua nella tua casa o nel tuo ufficio?

Come sempre, se hai dubbio o domande o per avere informazioni e preventivi, scrivici.

 

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Distinguere le tipologie di pannelli fotovoltaici

Distinguere le tipologie di pannelli fotovoltaici

Quando si decide di procedere a un efficientamento energetico, uno dei punti più oscuri del preventivo è sicuramente capire se la scelta dei componenti tecnici è corretta e, in particolare, qual è la differenza fra le tipologie di impianti di pannelli fotovoltaici.

Quindi dopo aver capito quanto costa un impianto e come dimensionarlo, oggi ci concentriamo proprio su questo aspetto.

Le tipologie di pannelli fotovoltaici

I pannelli fotovoltaici possono essere di due tipi principali:

  • in silicio policristallino
  • in silicio monocristallino, che a sua volta può essere dotato di ulteriori particolarità.

Per capire la differenza tra le due tipologie, partiamo dall’inizio: le celle sono fatte di silicio, e la lavorazione del silicio è molto delicata e molto importante.

Il silicio, infatti, non sarebbe in grado, allo stato naturale, di captare l’energia del sole, ma con questo lungo processo si aggregano al silicio una serie di agenti droganti attraverso una fusione ad alte temperature e una ricottura in forno che gli attribuiscono, così, le proprietà desiderate.

Da questa lavorazione esce un grande blocco quadrato che poi viene letteralmente tagliato a fettine con spessori variabili dai 150 ai 250 micron. Queste “fettine” sono la base del processo di lavorazione di quello che noi conosciamo come il pannello fotovoltaico.

A questo punto è il momento di costruire la nostra cella, ed è anche il momento in cui si decide se creare celle monocristalline o policristalline che andranno poi a formare i pannelli veri e propri.

Il silicio policristallino

Il silicio policristallino è un ibrido, ovvero è composto da più materiali che hanno un costo di produzione inferiore rispetto al prodotto tutto nero. Le celle sono di colore blu cangiante, costituite da cristalli di silicio orientati in modo casuale.

Questo fa si che abbiano un’efficienza inferiore se colpite perpendicolarmente dai raggi del sole. Tuttavia questa pecca rappresenta anche la loro peculiarità: riescono a sfruttare meglio la luce del sole durante l’arco della giornata.

Il silicio monocristallino

Il silicio monocristallino invece ha una lavorazione un po’ più raffinata ed è composto da materie prime molto più pure, che di conseguenza hanno un costo di produzione leggermente superiore al fratello. La puoi riconoscere per il suo caratteristico colore nero.

Come dicevamo, sul modulo monocristallino si sono sviluppate varie specificità:

  • tecnologia SHINGLE/PERC: perfetta per nebbia salina e ammoniaca, in presenza di elevati carichi neve e atmosfere aggressive e che garantisce una migliore risposta in caso di ombreggiamento a causa di nuvole o sporcizia, oltre che un’ottima resa ad alte temperature;
  • tecnologia PERC HALF CUT 120 celle (60X2): in questo caso il vetro e il design delle celle forniscono un’ottima risposta in condizioni di basso irraggiamento, sono resistenti alla salinità e ammoniaca e hanno una buona resistenza PID contro la degradazione del modulo (PID = Potential Induced Degradation ovvero la degradazione dell’energia prodotta indotta a causa di una forte tensione negativa rispetto al potenziale verso terra)
  • tecnologia a 72 celle bifacciali: sono pannelli concelle bifacciali che potenzialmente sviluppano fino ad un 30% in più dando buoni risultati anche in caso di nuvolosità e con un ottimo coefficiente anche ad alte temperature.

In sintesi possiamo dire che i pannelli in silicio monocristallino rendono meglio alle basse temperature e sono più efficienti dei moduli policristallini in presenza di un’intensità solare minore. Al contrario, i moduli policristallini producono di più alle alte temperature.

Il silicio amorfo

Esiste anche una terza tipologia di pannelli solari con moduli in silicio amorfo, più flessibili dei precedenti, ma con una resa inferiore del circa 30%, dovuta al particolare procedimento attraverso il quale sono prodotti.

Infatti, i moduli in silicio amorfo non sono composti da celle fotovoltaiche ma sono formati da uno strato in vetro o superfici plastiche su cui è applicato uniformemente uno strato di silicio dal piccolissimo spessore (nell’ordine dei millesimi di millimetro), e si caratterizzano da una colorazione omogenea e scura.

Li puoi trovare sia nella tradizionale struttura rigida, sia in rotoli flessibili, molto utili per applicazioni architettoniche particolari. Sono moduli che vengono utilizzati per esposizioni non ottimali, per esempio a nord.

La resa dei pannelli solari

La resa del modulo fotovoltaico è il rapporto tra la superficie che il modulo occupa e la potenza massima che è il pannello riesce ad erogare con una radiazione costante di 1000 watt per metro quadro, ad una temperatura di 20 gradi.

Essendo questo uno standard di misura mondiale, il pannello, una volta che ha finito il suo ciclo di produzione, va in un apposito macchinario che all’interno mantiene una temperatura costante di 20 gradi e che simula una radiazione solare di 1000 watt per metro quadro con delle lampade molto sofisticate misurando quanta energia produce quel modulo fotovoltaico. In questo modo abbiamo un parametro di resa calcolato in modo univoco.

La misura di resa del pannello fornisce la “potenza di picco” del modulo stesso ovvero ci indica la potenza massima che sarà in grado di produrre quel modulo quando la temperatura sarà vicina ai 20 gradi ed il sole sarà perpendicolare su di esso con una potenza di 1000 W/m2.

Come scegliere i pannelli giusti

Ora che abbiamo chiarito tutti gli aspetti tecnici resta la domanda più importante: come faccio a sapere che il mio progettista ha scelto i pannelli migliori?

Come ben capirai non esiste una risposta assoluta a questa domanda, perché la scelta della tipologia di pannello fotovoltaico migliore dipende dalle esigenze di chi installa l’impianto, ovvero le tue.

  • Se la tua necessità è quella di risparmiare, i pannelli policristallini generalmente sono più economici e potrebbero rappresentare la scelta migliore,
  • Se hai a disposizione una superficie limitata o hai la necessità di raggiungere una potenza maggiore con poca superficie, allora sono preferibili i moduli in silicio monocristallino.

Nel dubbio chiedi sempre chiarimenti al tuo progettista e se non sai a chi rivolgerti contattaci quando vuoi!

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Cosa significa efficienza energetica di una casa

Cosa significa efficienza energetica di una casa

Ogni giorno, nel nostro lavoro, parliamo di cosa significa efficienza energetica, di efficientamento energetico, perché la nostra filosofia professionale punta a trovare la soluzione migliore per te e per tutti i nostri clienti, la soluzione che coniuga al massimo livello il risparmio economico e le prestazioni degli strumenti che usi nelle tue giornate.

Insomma, per farla breve noi vogliamo che tu possa risparmiare ma mai trovandoti in difficoltà nel fare una lavatrice, avere una casa calda o usando computer e altri device.

Quindi oggi parliamo di cos’è davvero l’efficienza energetica di una casa e di come portarla ai massimi livelli grazie alle scelte tecniche e alle azioni quotidiane.

 

Diamo una definizione tecnica di efficienza energetica

In ingegneria il termine “efficienza energetica” indica la capacità di un sistema fisico di ottenere un dato risultato utilizzando meno energia rispetto ad altri sistemi detti a minor efficienza, aumentandone generalmente il rendimento e consentendo dunque un risparmio energetico ed una riduzione dei costi di esercizio.

Ok, traduciamo dal ingegnerese 😀 : efficienza energetica indica, quindi, la capacità di riuscire a fare di più con meno, adottando le migliori tecnologie/tecniche disponibili sul mercato e un comportamento più consapevole e responsabile verso gli usi energetici.

 

Come ottimizzare l’efficienza energetica della tua casa?

Il vero segreto, la vera risposta a questa domanda è: scegliendo gli impianti giusti.

Facciamo l’esempio del riscaldamento: conviene di più il riscaldamento “classico” a metano o uno a pompa di calore?

Premessa per chiarirti eventuali punti oscuri: la pompa di calore è un sistema che utilizza energia elettrica per produrre energia termica (=riscaldare l’acqua) mentre nel riscaldamento tradizionale l’acqua è riscaldata con gas metano tramite la classica caldaia (che comunque ha bisogno di energia elettrica per funzionare). Nel nostro esempio, quindi, a differenza non è fra riscaldamento ad aria e riscaldamento ad acqua, ma nel mondo in cui l’acqua viene riscaldata.

In climi miti, un sistema di riscaldamento a pompa di calore produce tre o quattro volte più energia termica rispetto all’energia elettrica che consuma e ti consente un risparmio sull’utilizzo di questa energia primaria che va dal 40% al 60%.

Quindi anche se all’inizio dovrai spendere di più per acquistare il generatore elettrico, le prestazioni della pompa di calore saranno circa 4 volte superiori rispetto a quelle di una caldaia tradizionale.

Questo ti permette costi di gestione molto inferiori e un rientro rapido della spesa, tanto da favorire negli ultimi anni l’idea di sostituire la caldaia con la pompa di calore per la climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento) e la produzione di acqua calda sanitaria.

Ma la scelta fra impianti più o meno efficienti non si ferma qui: visto che la tecnologia a pompa di calore è più efficiente rispetto a un sistema con caldaia perché lavora bene alle basse temperature garantendo comfort, dobbiamo anche ragionare su quale sistema di riscaldamento sia il migliore da utilizzare in abbinamento a questa tecnologia. Qui la scelta è semplice: la pompa di calore riduce ancora di più i consumi quando è abbinata ad un sistema di diffusione del calore a pavimento piuttosto che a soffitto o a parete perché sistema radiante lavora con una temperatura di mandata più bassa rispetto ai tradizionali termosifoni.

Infine, se pensi di realizzare un impianto integrato, una pompa di calore con un impianto fotovoltaico da cui attingere energia elettrica gratuita di giorno ti permetterà di raggiungere la massima efficienza.

se abiti in zone con temperature più rigide? In questo caso l’efficienza per riscaldare casa potrebbe essere raggiunta anche dal funzionamento di una pompa di calore con caldaia a condensazione, il cosiddetto sistema ibrido in cui differenti generatori di calore lavorano in combinazione, o in alternanza, per soddisfare insieme gli obiettivi di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. Una gran bella innovazione tecnologica!

Stai ragionando sugli elettrodomestici per la tua nuova casa o devi sostituirne uno o più di uno? Un’altra scelta legata al tipo di strumenti è proprio quella degli elettrodomestici: controlla la classe energetica e cerca di scegliere quelli in A+ o A++. Quando valuti una lavatrice o una lavastoviglie controlla che abbiano anche programmi di lavaggi ECO.

 

Come migliorare ancora con le azioni quotidiane

Ok, scegliere gli impianti giusti è il primo segreto per un’efficienza energetica che sia davvero tale, ma ci vogliamo forse fermare qui? Ovviamente no!

Una delle nostre missioni e affiancare alle scelte tecniche anche un cambiamento più profondo dei comportamenti quotidiani.

Quindi ecco i nostri consigli per migliorare ancora di più con piccole azioni quotidiane:

  1. Usare lampadine a basso assorbimento energetico (per intenderci: quelle a led)
  2. Se hai un sistema a pompa di calore per riscaldare casa, tenerla sempre accesa ed evitare continui on-off per gli spunti di energia elettrica in bolletta
  3. Se hai un impianto fotovoltaico cercare di attivare gli elettrodomestici possibilmente nelle ore diurne;
  4. Azionare la lavastoviglie o la lavatrice a pieno carico e con temperature di lavaggio sui 40° con funzione eco
  5. Spegni gli stand by quando non usi elettrodomestici e device.

Ora passiamo la palla a te: quali di questi comportamenti virtuosi hai messo in atto?

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